III Edizione Premio Nazionale Letterario “Antonio Barioglio”
Sezione Narrativa:
- 1° “Onofrio Corallo fu Pantaleo” di Valter Ferrari. Motivazione: Due fotografie si incrociano, accostando nella casualità due vite molto distanti nei luoghi e nei modi di esistere. Due fotografie tenute assieme dalla necessità di indossare una maschera per eludere un atavico pregiudizio nei confronti della diversità. Il legame vero è in realtà quello che racconta due percorsi difficili e faticosi in un’epoca in cui la guerra, il lavoro duro in campagna, il dover nascondere la propria diversità ritenuta inaccettabile fanno parte dello scenario di un’Italianella prima metà del secolo scorso.
- 2° “Il tuo segreto” di Silvana Perotti. Motivazione: Da una fotografia sbiadita riemerge una storia dimenticata, una storia d’amore e di dolore, una storia mai raccontata che ha segnato la vita di una famiglia vissuta nell’orlo di una crisi di nervi, una storia terminata sulla soglia di un cimitero dove le lacrime dei protagonisti hanno sapori diversi.
- 3° “La vigilia” di Pierino Pini. Motivazione: Attesa ed eccitazione si uniscono al colore delle tradizioni e degli affetti più intimi nella sera della vigilia di Natale. la descrizione della cena, con l’evocazione di sapori ed azioni semplici, fa da contorno alla descrizione autentica dei sentimenti, delle fantasie e delle emozioni di un bambino accompagnandoci ai margini del sogno, continua a cullarci.
Sezione Poesia:
- 1° “Le mie radici” di Franco Fiorini. Motivazione: Musicalità incalzante, senza arresti. il racconto di ciò che e’ stato non e’ una mera descrizione ma senso di continuità con il presente e crea una prospettiva per il futuro autunno che incombe. Deliziosi i versi finali che descrivono la terra.
- 2° “Tu” di Trigonella Gualtieri. Motivazione: Dona la sintesi a questo tema di scarne pennellate in cui la scelta di improbabili accostamenti, riesce a dare colore e ad ammorbidire concetti pur stringati e taglienti.
- 3° “Ti dirò di mio padre questa sera” di Paolo Sangiovanni Motivazione: Bello il concetto di parlare del padre che non c’e più, per fermarsi a valutare la propria esistenza, non solo in base alla forza, al successo, presi dalle nevrosi del quotidiano. Parlare del padre come accettazione della propria fragilità, senza autoanalisi o elucubrazioni forzate, anche se poi questo può lasciare temporaneamente devastati.